lunedì 4 maggio 2009

L'essere umano è italiano

Sono giunto a questa ponderosa conclusione antropologica giovedì scorso, in seguito ad eventi sociali tipici svedesi che mi hanno scioccato e mi hanno indotto ad una riflessione che aveva un solo sbocco euristico possibile: l'uomo, inteso come essere umano, di base, senza optional sociali, modello "chiavi in mano" è italiano. Per forza. Se poi ci mettiamo sopra infarinature culturali, restrizioni varie, comportamenti acquisiti eccetera, a seconda delle dosi, possiamo creare i neozelandesi, gli austroungrarici, i pakistani e anche gli svedesi.
Immagine tipica degli svedesi: persone a modo, poco rumorose, rispettose dell'ambiente. Sì. Bene, è sempre stato così. Tranne... nei giorni di festa! Quei giorni nei quali tutto è lecito e quindi l'illecito diventa liberatorio. Cominciamo dall'inizio. Il 30 aprile, in Svezia, si festeggia la festa della Primavera. In pratica i "giovani" non studiano, ma cominciano a ubriacarsi dal mattino, andando in giro cantando canzoni varie e facendo la cara vecchia baldoria. Insomma si liberano dalle restrizioni sociali. E sporcano, sporcano tantissimo. Come fossero italiani.

Poi seguono le celebrazioni di rito.
In una piazza gremita, dagli scaloni dell'edificio principale dell'Università, si esibisono prima la simpatica banda e poi il tradizionale coro dell'Ateneo che intona gli atavici canti dell'inno alla primavera, che con una certa logica (visto che qui nevica fino a marzo) viene salutata come una vera liberatrice.

Ovviamente in questo contesto tutti tornano precisi, divertiti ma seri, a modo. L'evento è istituzionalizzato, quindi niente spazio per gli impulsi naturali. La celebrazione scorre liscia.
La sera, però, si tiene il vero evento. Nel parco pubblico della città viene installata un'enorme pira sulla quale viene acceso un gigantesco falò, in segno (ancora) di festa per l'arrivo della primavera. E qui lo svacco diventa totale. Il parco si trasforma in una vera discarica dove le cose più sporche sono i giovani stravaccati per terra. In un mare di immondizia tanto immenso da scandalizzare due italiani e un'indiana, i ragazzi bevono, fumano, si lasciano andare alla loro vera e immonda natura di zozzoni. Proprio come fossero italiani.

Finalmente il buio toglie dai nostri occhi queste orride immagini e prepara la strada alla luce del fuoco del falò, un bello spettacolo dal sapore molto tipico.


A conclusione della mia riflessione sull'italianità dell'essere umano, aggiungo che oggi sono stato "truffato" dal ciclista... Ciccio attento, non si ruba in casa di ladri... ;)

19 commenti:

  1. In che senso, truffato dal ciclista? Ce la racconti questa? O attendi sviluppi ?

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  2. Avrei preferito mettere una pietra sopra... poi però la racconterò :)

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  3. Beh, essere italiani una volta l'anno e svedesi gli altri si può fare, dai... ;-)
    Da noi siamo italiani 365 giorni l'anno e zero svedesi!!

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  4. Sì ma loro si suicidano a man bassa...

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  5. Straquoto Roberta... è la stessa cosa che ho pensato io. Noi saimo così sempre.
    Il suicidio è un atto della coscienza: cosa che noi italiani, in generale, non abbiamo.
    Loro si liberano dalle restrizioni una tantum, moi viviamo in un menefreghismo maleducato ed egoista costantemente. Mi spiace, ma preferisco gli Svedesi e tutti i popoli + rigidi di noi.

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  6. 'Sta storia dei suicidi viene ogni volta strumentalizzata a seconda di chi la diffonde.
    Io vedo molti più morti per cancro ai polmoni che suicidi.
    Sarà perché sulle sigarette lo Stato (quello italiano, per lo meno) ci becca dei soldi e non pubblicizza queste morti, mentre un suicidio, specie se di un ragazzetto che ha paura ad affrontare un esame, fa sempre notizia.

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  7. Il suicidio è un esempio per sottolineare quello che diceva Dama, con cui concordo pienamente. Molti popoli si reprimono, gli italiani no, praticamente mai. Da lì nascono varie cose...

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  8. Da qui l'equazione represso=potenziale suicida?
    Uhm, non mi convince per niente...

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  9. La sociologia stabilisce tre forme di suicidio, tra queste una è proprio dovuta alla poca possibilità di sviluppare appieno se stessi nel proprio contesto. È ovvio che si parla poi sempre di casi particolari e in cui entra molto anche la psicologia, ma il suicidio inteso come fatto sociale è estremamente interessante da studiare. Non esiste nessuna equazione in società, ma si annotano dei dati e si cerca di dedurne tendenze e quindi di dare una sorta di spiegazione. Concorderai che più si alza la soglia della repressione, meno ci si sente a proprio agio. Poi le reazioni a questo andrebbero studiate in modo più approfondito, caso per caso e quindi questo non è il luogo adatto. Ma tenere conto di certi fattori non può che essere utile.

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  11. Io invece preferisco gli italiani, e non per amor della patria o del gruppo, che non ho, ma perché mi fa più paura un popolo ipocrita di uno non ipocrita.
    Non capisco come si possa vivere secondo certi valori 364 giorni l'anno e, anche solo uno all'anno, dimenticarli. Per me queste foto sono significative. Com'è possibile che per un giorno si mandi a barengo tutto ciò che si sostiene per il resto dell'anno, rispetto della natura o altro che sia? Se lo fai, significa che quei valori che tanto sbandieri non li hai davvero interiorizzati, che ti "trattieni" appunto, ma sta nel trattenersi il vivere davvero, la vera coscienza culturale di un popolo? Un popolo che vuole dare una immagine di sé perché è "politically correct" e crea un giorno apposta in cui tutto è concesso così si sfoga senza sentirsi in colpa?
    Allora preferisco l'italiano, che sporca 365 giorni l'anno, ma almeno non è ipocrita.

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  12. Per quanto riguarda il suicidio, repressione a parte (ma perché, uno che viene educato a buttare la roba nei cestini è represso?), io ho sempre saputo - o così so, almeno - che nei Paesi nordici l'alta percentuale è dovuta alla pochezza di luce solare, che ha fortissimi e vari effetti sull'organismo umano tra cui una grande influenza sullo stato d'animo ed in particolare sullo stato depressivo.

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  13. @ cyberluke: non mi pare che le morti per fumo non siano - come dici tu - "pubblicizzate", mi sembra che negli ultimi anni di tam tam ce ne sia stato parecchio, mi sembra che sia stata fatta una legge e mi sembra che ormai i rischi del fumo siano chiari a tutti e, se così è, è perché è stata fatta informazione al riguardo. Mi sembra abbastanza ovvio e quindi sterile come argomento di discussione il perché i telegiornali non aprano con "un morto per fumo". Intanto la morte per fumo non è intenzionale e quindi eclatante come un suicidio, non riguarda la psiche, ed è a lungo termine (quindi anche molto più difficile da definire); il fumo in genere è un fattore, magari il principale, ma non l'unico.

    Si è fatta molta più informazione sui danni del fumo che sulla depressione, vera e propria malattia che ha sempre una maggiore incidenza nei Paesi industrializzati, e che è spesso causa di suicidio.

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  14. Io non bevo: ma una volta all'anno in questo periodo mi concedo una serata di ballo e alchool pesanti; uno che lavora in banca deve essere puntuale, preciso ben vestito, ma quando esce può sfoggiare i suoi piercing tatuaggi e quant'altro.
    Non mi sento ipocrita per questo, non credo lo sia chi lavora in banca e magari dà una certa immagine di sé e invece poi è un individuo espansivo e mattacchione.
    Boh, gli italiani saranno anche coerenti col modo di fare del cazzo, ma non hanno un minimo di coscienza e a me un popolo così fa schifo!

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  15. Non volevo sollevare una bagarre culturale... volevo solo rimarcare una differenza. Poi non è mai giusto estremizzare, quindi, riportando i discorsi ad una dimensione normale, direi che ci sono popoli che hanno strutture più rigide (senza che questo provochi necessariamente sucidi) e altri meno rigide (senza che questo provochi necessariamente immondizia ovunque). Di base però mi sembra che una persona trovi comunque uno sfogo necessario nell'assenza (anche momentanea) di regole, senza per questo essere ipocrita.

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  16. La morte per fumo non è intenzionale? ma fammi il piacere.

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