martedì 14 aprile 2009

Incontro di civiltà

Far benedire il cesto del picnic il Sabato Santo non è prettamente una tradizione dei protestanti svedesi, ma piuttosto dei cattolici polacchi. Vuole il caso che una nostra amica (polacca) ci abbia introdotto a quest'usanza, invitandoci a partecipare e a portare anche noi in chiesa la nostra parte di pasto da benedire. Alla funzione sarebbe seguito un classico picnic.
Quello che non avevamo tenuto in debito conto è che, svedesi o polacchi che siano, gli stranieri del nord dimostrano sempre di avere un senso della misura ben superiore a quello di noi italiani. Io e Ilana, infatti, consci di cosa nel nostro paese evochi la parola picnic (distese di coperte su intere colline, bandite di ogni sorta di bene commestibile. Vino a fiumi, almeno quindici portate di alimenti, dalle lasagne alle zucchine ripiene, dagli arrosti alle frittate di cipolle) abbiamo preparato un chilata di pasta fredda con pomodoro e mozzarella e un bel po' di fragole, stipando il tutto in due comodi e antiestetici zaini.
Morale della favola, il nostro pasto non è stato benedetto.
Ci siamo vergonati infatti a esporre gli zaini con spallacci, pieni di cuccume colme fino all'orlo di pastasciutta, accanto a questi meravigliosi cestini, realizzati con cura e perizia e contenenti al massimo qualche uovo crudo e un salamino. Certo... alla fine del pasto non so chi fosse più soddisfatto ;)


Parlando seriamente, bisogna sottolineare come ancora una volta la Chiesa cattolica, in un Paese dove rappresenta una minoranza, svolga una fondamentale funzione di raccordo e di coesione sociale (in questo caso penso ai polacchi), non in contrasto, ma in appoggio e arricchimento alla cultura locale. Penso che questo valga per quasi tutte le Chiese e le istituzioni sociali attive per le minoranze culturali. La loro funzione, se indirizzata nel giusto senso, è incredibilmente preziosa e penso che anche noi italiani – da popolo accogliente quale siamo sempre stati – non dovremmo dimenticarlo mai.
Io non credo aprioristicamente nella bontà dei rapporti fra culture, né in quella forma stucchevole di buonismo che vorrebbe tutti buoni sempre e comunque (finché danneggiano gli altri). Novantanove volte su cento nella storia gli "incontri di (in)civiltà" hanno generato guerre e devastazioni. Dipende dalle culture e dipende dal tipo di "incontro". Senza scomodare Huntignton, potremmo dire però che solo sulla base del rispetto reciproco vi è vero scambio. Ma a mio avviso non basta. Senza accoglienza infatti il rispetto vale a poco, perché rimane una forma vuota.
Se però si riescono a realizzare entrambe le condizioni di rispetto reciproco e accoglienza, allora vi può essere arricchimento. O, anche senza arrivare all'arricchimento, comunque convivenza produttiva.
È una lezione preziosa che ogni giorno sto imparando di più e che spero di riuscire a trasmettere anche agli altri.

11 commenti:

  1. Sono contento che, tra i tanti luoghi possibili, tu sia finito in un Paese dove puoi avvertire questa comunione.
    Sebbene le religioni (di qualsiasi tipo) sembrano essere diventate demodé un po' dappertutto, contengono tali e tanti supporti per un'esistenza più piena e fruttuosa che fare finta che non esistano come fanno in molti ci taglia fuori da una parte troppo importante della vita.

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  2. Io penso che non siano le religioni a portare accoglienza e supporto, ma le persone.
    Tu Matteo criticavi, nel post del ballo, il forte desiderio tutto italiano di sentirsi parte di un gruppo, irridendo chi non ne fa parte.
    Anche però questo senso di accoglienza rientra nel rito del gruppo, distribuendo accoglenza e supporto a chi crediamo voglia appartenere a tale gruppo.
    Assistenza e supporto, morale e fisico, vanno dati indistintamente, credo, da religione, sesso, età, livello culturale. A prescindere.

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  3. Infatti io intendevo proprio che le persone debbano portare accoglienza e rispetto. La religione è fattore di coesione. Quello che criticavo nel post del ballo non era il fatto di volersi sentire parte di un gruppo (cosa indispensabile all'essere umano), ma di creare un gruppo ad hoc chiuso e impermeabile al mondo esterno. Un gruppo privo, per l'appunto, di accoglienza e rispetto proprio perché generato per "essere chiuso".
    L'accoglienza di un membro in un gruppo (che deve sottostare a certi vincoli) è diversa dal rispetto reciproco tra gruppi. Non capisco il riferimento finale all'assistenza... mi sembra di aver detto proprio quello :S

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  4. Allora avevo capito male. Pensavo che da un lato criticassi il voler far parte di un gruppo, mentre dall'altra lodavi la forza del gruppo nel generare assistenza e coesione.
    Ora mi è più chiaro il tuo pensiero.

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  5. Beh... vergognati x lo zaino stracolmo... come potevate saperlo? È tutto nuovo per voi, non sono certo usanze che conoscete.

    Mi sa che io e te dobbiamo proprio ciacolare un po' sulla regìligione & CO.

    :-)

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  6. Quando vuoi, però attenta, io odio i dogmatici :D

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  7. Non credo proprio di appartenere alla categoria... ;-)

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  8. tutti noi vogliamo fare parte di un gruppo, più o meno consciamente, e il "gruppo" per antonomasia in ultima istanza è l'umanità stessa. L'uomo è un animale sociale e non esiste né si concepisce da solo. Ritenersi completamente autonomi, slegati e indipendenti da chi ci circonda è una mera illusione.

    Non è la religione a portare accoglienza e supporto ma le persone, e ok, ma la religione non deve essere concepita come un qualcosa di indefinito e imposto dall'alto. L'essere religioso è prima di tutto un atteggiamento e, in questo senso, anche un ateo può condurre una vita religiosa.

    Il fare parte di un gruppo è da deridere quando le persone cercano il gruppo per una conferma di sé, per accrescere la propria autostima, il proprio ego e fornire una direzione alla propria identità. Se invece è un entrare in un atteggiamento, che si condivide con altri per fruttificare e dare vita (l'intento della chiesa come incontro, nelle sue origini, è questo), è qualcosa che porta solo del bene, a chi ne fa parte e a chi no.

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  9. Io sono ateo, ma vivo in modo da rispettare fortemente tutti gli altri, oltre che me stesso. Alla fine credo che la Religione tenti di guidare tutti nella stessa direzione. Tutte le religioni. Il rispetto di se, il rispetto degli altri. Quando c'è questo, tutto il resto viene da se.

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  10. grandii! degni di un fil di Albertone..eheheeh! Comunque in Italia non ho mai visto nelle chiese questi momenti di raccoglimento e di unione..dovremmo un pò vergognarci...

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  11. Cerca meglio, vedrai che li trovi. ;)
    In realtà la Chiesa è una realtà costituita da tutti noi, è ognuno sarebbe tenuto a fare il suo passo.

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