lunedì 7 febbraio 2011

Il bricolage dell'alcool

Che gli svedesi abbiano un problema con l'alcool è cosa nota. Ne ho già parlato in un altro post e la situazione non è che sia cambiata. Per dirne una, appena si fanno degli esami medici viene sottoposto all'aspirante sano (che se magari s'è preso solo una storta alla caviglia) un questionario per capire quanto alcool egli sia solito assorbire nella sua giornata media. E se si esce il sabato o la domenica mattina i marciapiedi sono dei pascoli di vetri rotti e carcasse di lattine.
Personalmente penso che la Svezia per risolvere il problema della peggiore delle droghe in libero commercio, dovrebbe adottare dei sistemi drastici e anche dolorosi, che vorrebbero dire probabilmente sacrificare parte di una generazione, per estirpare però il problema in modo radicale. Ma queste soluzioni sembrano non far proprio parte del modus operandi scandinavo e - per la verità - di nessun governo che basi il suo consenso sui voti che riceve. Quindi temo che le cose andranno avanti così praticamente per sempre. Con chi si batte per affrontare il problema e la maggior parte della gente che lo considera un'esternalità della propria cultura.


Come spiegavo nell'altro post, uno dei sistemi per frenare la diffusione dell'alcool individuati dagli illuminati governanti del regno, è stato quello di decidere di vendere il prodotto solo in luoghi di proprietà statale all'uopo adibiti (i systembolaget, appunto), che il sabato chiudono alle 15 e la domenica non aprono proprio. In coppia con questo va citata la fortissima pressione fiscale cui sono soggetti i superalcolici. Questi provvedimenti dovrebbero scoraggiarne l'acquisto nella popolazione, ma la storia dice che hanno rappresentato un fallimento completo. L'alcool è infatti una droga e come tale spinge l'utente al consumo compulsivo. E anche se si arriva ovviamente solo in rari casi agli estremi della dipendenza, è comunque in tutte le altre occasioni un piacere e un "fatto culturale" che in ogni caso verrà acquistato. Aumentarne il prezzo non significa perciò che ne calerà l'uso, ma solo che una quota-risorse sempre maggiore (propria o peggio della famiglia) verrà destinata dal consumatore al suo acquisto, con tutte le ripercussioni sociali immaginabili. Il venderli in centri "appositi", poi, non limita certo le possibilità di accesso al prodotto, anzi, se possibile le incrementa. Sapendo infatti di poterlo acquistare solo fino a una certa ora del sabato e in un solo luogo, i ragazzi svedesi tendono a farne delle scorte eccessive, finendo per consumarne più di quanto non farebbero se potessero scegliere come e quando usufruirne con meno stress.

Inoltre, la "proibizione" sociale dell'alcool, come accade anche per altre droghe, stimola a mio avviso solo la sua percezione come "prodotto borderline", attirando quindi l'attenzione e la voglia dei giovani consumatori alla ricerca della loro indipendenza. Un'indipendenza che paradossalmente trovano alla fine nella reiterazione dei più malsani comportamenti dei genitori. Sarebbe auspicabile a mio avviso una graduale integrazione consapevole dell'alcool nella cultura quotidiana svedese (come avviene in Italia da sempre, in cui il vino è proprio parte della cultura e non a caso anche della religione) per liberarlo dalla sua portata eversiva.

Effetto di tutta questa atmosfera che circola attorno agli alcolici, sono questi prodotti incredibili che ho trovato in libera vendita in un supermercato, qui a Lund.



Sono praticamente delle bottiglie mezze vuote, con dentro solo qualche decilitro di liquido sciropposo colorato, pronto a diventare... un superalcolico! L'etichetta dice di aggiungere mezzo litro d'acqua e mezzo litro di alcool puro, agitare e consumare.
Ce n'è per tutti i gusti: wisky aromatizzato, Irish cream, vodka alla vaniglia, cognac alla pera, un non meglio precisato "estratto italiano", e decine ancora.
Sinceramente è difficile capire se di fronte a uno scaffale del genere si debba ridere o piangere. Il tragicomico pirandelliano non ha mai trovato manifestazione più alta.

Vedere un uomo che acquista queste bottiglie e poi le riempie di uno scadente spirito insieme a dell'acqua, per estrarne una bevanda sicuramente di pessima qualità e in ogni caso troppo costosa e ancora più dannosa di un normale rhum, è veramente una scena angosciante. Angosciante e clamorosa cartina di tornasole di certe politiche di contenimento che spingono nella direzione esattamente opposta a quella desiderata.

Chi viene in Svezia non s'aspetti di trovarsi comunque di fronte orde di alcolisti che vagano senza meta per le città. Ma se viene invitato a una festa di ragazzi si prepari a caricarsi un paio di casse di Spendrups :)

12 commenti:

  1. Le tue riflessioni sull'alcool e sulla psicologia del suo consumo sono parecchio interessanti.
    Certo, hai ragione, uno da un popolo come quello svedese si aspetterebbe altro.

    RispondiElimina
  2. Anch'io resto impressionato di come, su taluni fronti, alcuni popoli che nel nostro immaginario sono inequivocabilmente etichettati come "civili" poi si perdono in un bicchiere di sciroppo, pardon... d'acqua.
    Del resto, gli uomini sono sempre gli stessi, e i bisogni pure.
    Come giustamente dici, la questione è sociale: sdoganare alcolici e compagnia non come roba proibita e cool ma come complemento di un pasto da consumare nelle giuste quantità, magari accompagnate da qualche informazione sanitaria veicolata da un'intelligente campagna pubblicitaria.
    E comunque, sugli scaffali dei supermercati oltreconfine se ne vedono veramente delle belle (sapessi cosa ho visto io in Giappone).

    RispondiElimina
  3. Come si è capito da questo blog, io ritengo i supermercati un luogo privilegiato per capire la società locale. E molti Paesi non ne escono davvero molto bene :D

    RispondiElimina
  4. che i paesi nordici fossero usi all'eccesso di consumo alcolico mi era noto, ma che si riducessero ad escamotage di basso livello mi sorprende..

    RispondiElimina
  5. Quelle "bottiglie mezze vuote" le ho viste al supermercato. Mai comprate, mai usate, mai conosciuto nessuno che le compra.
    Io non un nessun problema con l'alcol. Non ce l'hanno neanche i miei amici. Penso che tu stia decisamente esagerando e generalizzando. Penso anche che, vivendo in Svezia, non conosci più la realtà italiana per quanto riguarda l'uso esagerato dell'alcol tra i giovani, giovani che del resto non ci pensano due volte a mettersi al volante ubriachi, cosa che non vedi mai in Svezia dove c'è sempre uno del gruppo a cui viene assegnato il ruolo di guidatore.

    http://www.corriere.it/cronache/08_luglio_03/salvia_giovani_e_ubriachi_7c5cd970-48c9-11dd-a3c9-00144f02aabc.shtml

    http://www.medicinalive.com/costume/societa/drunk-simulator-videogioco-vedere-mettersi-al-volante-ubriachi/

    http://www.motori24.ilsole24ore.com/Norme-Fisco/2009/07/guido-con-prudenza-viminale.php

    RispondiElimina
  6. Se io sto generalizzando (e ho citato tutti dati di fatto, non mie opinioni), tu sicuramente stai personalizzando la questione. Non credo che portare a esempio te stesso e i tuoi amici sia un buon modo per fare campione.
    Conosco perfettamente i danni dell'alcool fra i giovani italiani e che il fenomeno si stia diffondendo in modo maligno. Ma questo esula completamente dal mio discorso in cui ho affrontato il problema dal punto di vista del rapporto culturale malato con l'alcool. Il fatto che la Svezia abbia un problema - permettimi - non lo dico io: lo dicono le supertasse, i systembolaget, i questionari medici e tutto il resto.
    Poi che nessuno guidi mai in stato di ebbrezza è sicuramente un punto a favore e sotto questo aspetto in Italia viviamo ancora in una pericolosissima giungla. Però non possiamo certo dire che il fatto che ci sia una cultura della guida sicura elimini a monte il problema dell'alcool. Sarebbe meglio che tutti si rendessero conto che esiste una questione da risolvere invece di chiudersi in un ostinato patriottismo, come se ci fosse una gara fra popoli a chi è "meno peggio"..

    RispondiElimina
  7. Quelle "bottiglie mezze vuote" le ho viste al supermercato. Mai comprate, mai usate, mai conosciuto nessuno che le compra.
    Io non un nessun problema con l'alcol. Non ce l'hanno neanche i miei amici.

    Neanch'io conosco nessuno che dice di aver votato Berlusconi. Eppure, eccolo là.

    RispondiElimina
  8. Anche da queste parti c'e' un abuso di alcool non indifferente, ma si sa', gl'inglesi sono famosi anche per questo. Questi prodotti sono scandalosi, di sicuro non aiuteranno...mi faccio un bicchiere di san giovese alla faccia loro! :)

    RispondiElimina
  9. Ennessimo report interessantissimo sulla Svezia.
    La cosa che più mi ha colpita son le bottiglie mezze vuote... Gli aspetti estremi della società, li ha ogni popolo e li dimostra con le sue usanze.

    Io già ero rimasta stupita a Londra del rapporto degli inglesi con l'alchool ecc ecc

    RispondiElimina
  10. Sempre più interessante e condivisibile, Matteo.
    Luke, quanto hai ragione!

    RispondiElimina
  11. Non ho ancora guardato bene cosa scrivi ma ti terrò d'occhio: uno che crea una scala di valori attribuendo zero al tofu e dieci alla Focaccina, può essere solo un GENIO.
    Dottordivago

    RispondiElimina
  12. Ops!
    Il mio Guru informatico mi ha fatto uno scherzo: piuttosto che "ilpanda", come account google preferisco "fijodenamignotta".
    Scusa il disturbo, neh?...

    RispondiElimina