Però, se delle due parole, una è l'obbligatoria tack (grazie) e l'altra è dill qualcosa non va. Già perché la simpatica dill significa aneto. Un termine che io stesso in italiano avrò usato al massimo un paio di volte, di cui una per sbaglio quando, avendo un boccone tra le fauci, chiesi a mia madre di passarmi l'aneto al posto dell'aceto.
Ora, per chi non lo sapesse, l'aneto è una simpaticissima pianta (molto) aromatica dal nome scientifico Anethum graveolens L., che cresce e viene usata con dovizia nell'area del Bacino Mediterraneo sin dall'antichità. Non si sa bene per quale motivo – ma siate sicuri che mi documenterò – questo aneto è particolarmente apprezzato nei Paesi scandinavi.
E qui siamo alle premesse. Se io dunque ho imparato solo queste due parole, i problemi – così a spanne – possono essere esclusivamente di due tipi: a) Io non sono portato per questa lingua (il che può sicuramente essere vero); b) Qui in Svezia hanno problemi talmente seri con la cucina che quell'aneto lo ficcano ovunque tant'è che io ho persino imparato a dirlo in svedese...
Probabilmente sono vere entrambe le cose. Però – e tutto questo preambolo era per introdurre il discorso – ieri sera ci è successa una cosa culinariamente bella. Come al solito Ilana è rientrata verso le 18, e io stavo ancora finendo di lavorare, dopo tra l'altro essermi dimenticato di pranzare. Per rimediare alla stanchezza delle 10 ore di fila al computer, abbiamo deciso di uscire. Fuori c'era una bellissima giornata, ma ovviamente anche qui la fregatura era dietro l'angolo. Infatti appena messo il naso fuori dalla porta, ho scoperto che a portare via la nuvolaglia che persisteva da giorni era stato un gelido e infidissimo vento di tramontana, capace di oltrepassare qualsiasi coltre protettiva. Così, a bavero alzato a mo' di cappottone russo anteguerra, abbiamo intrapreso la nostra strada, tra gente che passeggiava tranquillamente in maglietta, minigonna o calzoncini corti. Dimostrando così una volta di più – se ce ne fosse bisogno – la nostra origine mediterranea, che qui (sono sicuro) tanto invidiano. Tiè.
Dopo aver restituito in un modo da me impensato un libro in biblioteca – biblioteca sulle cui qualità tornerò, se mi andrà, con un post apposito – ormai mezzi assiderati ci siamo ributtati per strada, alla ricerca di un'idea di cosa fare per cena. La prospettiva di tornare a casa e cucinarci uno dei bei precotti pieni di dill che saturano il nostro frigo un po' ci allettava, devo essere sincero. Però poi, vuoi per il freddo, vuoi per l'entusiasmo (solo apparentemente raffreddato) di scoprire cose nuove, vuoi perché non si può mangiare tutta la vita dill, abbiamo optato per fermarci fuori a cena. Dopo essere entrati in un Subway ed esserne subitaneamente usciti – seguiti da uno spiacevole effluvio di "panino standard" – quando già all'orizzonte di Ilana si addensavano fosche nubi di una serata senza cena (anche se erano le 19.15) alla stessa venne un'idea meravigliosa. "Perché non torniamo nel pub dell'altra sera a mangiare le patate gratinate?". Bene, ero d'accordo. Effettivamente quelle patate (con su solo poco dill) erano proprio buone. Girati un paio d'angoli (la cittadina è piccola) e superati un Burger King, due pizzerie italiane, un ristorante alla moda, un texmex e una steak house, ci siamo trovati al suddetto pub, quello di cui parlavo l'altra volta contemplando la neve: l'Old Bull. Ciò che non avevamo considerato era però che questa è la settimana di San Patrizio e svariati pub organizzano serate a tema birraiolo... Ora, se fossimo stati in Irlanda, probabilmente una qualche piccola colpa ce l'avremmo avuta pure noi ad aver scelto la settimana sbagliata, ma il nesso San Patrizio - Svezia era per noi del tutto oscuro. E lo è ancora. Dunque, per chi non lo sapesse (e 2), in breve San Patrizio è il santo protettore dell'Irlanda (e anche della Nigeria), colui che tra l'altro nel IV secolo d.C. all'incirca, scacciò i serpenti dall'isola del trifoglio. Un santo eminentemente cattolico. I termini della devozione al santo scozzese da parte degli svedesi rimangono oscuri. Ma c'è il forte sospetto che tale afflato interreligioso sia solo una scusa come un'altra per farsi qualche pinta di birra, cosa di fronte alla quale questi nordici non si tirano mai indietro. Ho anche un altro sospetto. Cioè che qui tendano molto spesso ad appropriarsi delle abitudini altrui... forse ne hanno poche di proprie. Ma di certo è solo una malignità e mi riprometto di andare alla scoperta delle antiche abitudini degli svedesi. Comunque, data la festa di San Patrizio, il pub si presentava gremito fino all'inverosimile, come puntualmente testimoniato dalla foto.

A questo punto Ilana era sempre più presa dalle paure di rimanere senza cena, nonostante ci sia un luogo di ristoro ogni 30 metri. Abbiamo quindi riparato altrove. Dopo aver scartato un paio di pub che non ci piacevano (uno troppo fighetto, l'altro desolante) siamo entrati in un bel locale dal nome Stortorget (= La grande piazza).



Il menù, molto carino, scritto tutto in un font typewriter, senza eccezioni e senza concessioni agli orridi Englische che spesso imperversano in questi casi, proponeva una buona selezione di antipasti e di main courses. Qui infatti vige la regola del "piatto unico" che salta le distinzioni tra primo e secondo. La prima proposta era la zuppa del giorno, fatta di finocchio e arancia, da noi gentilmente declinata. La seconda era il "piatto nazionale" svedese: tartine con maionese e gamberetti. Che tristezza che il loro piatto nazionale sia spesso stato il mio spuntino notturno durante attacchi di fame incontrollata... mah...
Poi al terzo posto c'erano gli interessantissimi spiedini di capesante con scampi alla salsa all'aglio, che abbiamo preso, insieme a una porzione di pane all'aglio e a degli ottimi cestini di formaggio di capra, alle erbe, miele e melanzane glassate. Il tutto era molto buono, con particolare apprezzamento per le capesante, davvero eccezionali.

Non paghi, e alla seconda pinta di birra, siamo passati ai piatti principali. Per Ilana l'ottimo agnello con salsiccia d'agnello alla salsa alle melanzane e soufflé di patate all'aglio (tanto per cambiare) e per me il loro super burger con bacon, patatine fritte e... indovinate? Salsa al formaggio e... aglio!

Ecco, qui c'è da fare una considerazione. Gli svedesi usano le verdure come un anziano il telecomando: a caso. Senza senso, schiaffano una rapa qua, un pomodoro là, un pezzo di cipolla, due agretti, una carota mezza lessa. Mah, bisognerà fargli un corso.
Anche i secondi però erano buoni.
Per quanto riguarda la conclusione, non potevamo farci mancare il complicatissimo dessert.
In teoria doveva essere solo un tarfufo al cioccolato con panna. Invece ecco cosa si è presentato ai nostri occhi.

Quello che vedete su, è proprio un caffè espresso (costo circa 2 euro) che mi è stato portato prima del dolce e accompagnato da un'insensata caramella mou... Il cameriere si è stupito quando gli ho chiesto dello zucchero. Il caffè non era malaccio.
Ma torniamo al dolce. Era composto da (da sinistra verso destra):
Fetta di passin fruit con mele acerbe e foglia di menta; cioccolatino morbido; 5 gocce di croccatino caramellato; altro cioccolatino morbido; bicchierino di panna fresca alla cannella; vero e proprio tartufo al cioccolato e frutta secca, molto pesante e indigeribile.
Bene, dopo aver consumato (io solo a metà) questo dolce impossibile, aver ordinato un bicchiere d'acqua frizzantissima, pagato il conto (830 kr, circa 80 euro) e salutato il gentilissimo cameriere (che non faticava nemmeno un po' a parlare inglese), siamo usciti decisamente rifocillati a riaffrontare la nostra amica tramontana che, sferzata dopo sferzata, ci ha ricondotti a casa sani e salvi.
Per chi volesse andare in quel locale (mi raccomando, se volete mangiare dovete essere amanti dell'aglio), nel caso passasse da Lund senza volermi contattare, lascio qui il recapito:
Rest. Stortorget
Stortorget 1
22223 LUND
tel. 046-152424
God aptit
sei un grande datze!! :D
RispondiEliminaole'!!! son riuscito a scrivereeee!!! :D
RispondiEliminami tocca usare safari per riuscirci!
Grande resoconto!
RispondiEliminaTutto sommato, l'abitudine del piatto unico non è malaccio. Perlomeno hai più chiaro quanto stai mangiando. Con le varie portate a cui siamo abituati in Italia, è facile strafogarsi ...
Io grande estimatrice dell'aglio!
RispondiEliminaA me la zuppa finocchi e arancia ispira...
Ma figurati se, passando mai x la tua città svedese, non verrei a romperti le scatole!
Ora aspetto curiosa il post sulla biblioteca (e sui tuoi miglioramenti nell'apprendimento linguistico)
Sei stupefacente nel rendere, anche la cosa più banale, affascinante. Eh eh!
RispondiEliminaBravo.
Io adoro l'aglio e già solo alla vista dei piatti mi è venuta l'acquolina in bocca. ;-)
Interessante Mattè!
RispondiElimina:) Che ridere... il loro piatto nazionale è il tuo spuntino notturno durante gli attacchi di fame incontrollata!!!
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