lunedì 16 marzo 2009

Ite Mässa est


Una delle mie perplessità maggiori, prima di trasferirmi, era legata al culto. Molti di voi sapranno che sono cattolico e il fatto di trasferirmi in un Paese all'88% protestante, qualche grattacapo di natura tecnica – più che spirituale – me lo poneva. Ad esempio mi assillava una domanda: esisterà una chiesta cattolica a Lund? O forse a Malmö (che dista 12 km)? E poi – come corollario – se anche esistesse, come potrei seguire una Messa in svedese, cioè una Mässa?
Bene, arrivato qui ho trovato parziale risposta alle mie domande nella piccola, moderna e molto gremita chiesa di St. Thomas (quella che vedete sopra). Intanto – possiamo ben dire per volontà altrui – questa chiesa è incredibilmente sita a 100 metri da casa mia, che non è poco. In secondo luogo, come "ben" mostrano questi cartelli, propone Messe in varie lingue.


Il problema è che la prima domenica del mese, il pomeriggio, la funzione è in svedese. La seconda e la quarta è in spagnolo, mentre la terza è in inglese. Ovviamente, al mattino è sempre in svedese. Ora, le cose sono due. O diventerò un poliglotta tale da trovare lavoro all'ONU, oppure la Parola diventerà per me sempre più misteriosa...

Ieri ho fatto il mio primo tentativo. Alle 10.00 sono andato alla Messa in svedese, convinto che – essendo il medesimo rituale che seguo da anni – avrei avuto meno difficoltà del previsto a integrarmi. Niente di più falso. Avrò capito sì e no tre parole in tutto e avrei voluto vedere la mia espressione durante l'omelia... :D.
Penso che domenica prossima opterò per la soluzione spagnola... e che Dio ce la mandi buona.

[versante sociologico]
Due parole le merita però la chiesa di St. Thomas.
Il mio approccio è stato quello di chi passa istantaneamente ad una minoranza religiosa, essendo sempre stato abituato comodamente a far parte del "largo consenso". In Svezia i cattolici sono circa il 2-3 % e la Chiesa di Roma è stata resa legale solo nel 1860 (!). Quindi anche a livello di primo impatto si percepisce una modernità architettonica cui non si è abituati. Niente cattedrali (cattoliche), niente basiliche, niente chiese gotiche o duomi (almeno qui a Lund). Solo una piccola chiesa in legno e mattoni, di recentissima erezione, senza alle spalle una spessa tradizione millenaria.
In secondo luogo, la chiesa locale non propone cinque o sei messe al giorno come è usuale in Italia, ma una sola, al mattino, più un'altra al pomeriggio in altra lingua, come dicevo.
Date queste premesse, mi sarei aspettato di trovare una chiesa semideserta e invece ho constatato che molta gente partecipava alla funzione domenicale e lo faceva con estrema intensità. Ho tastato con mano che l'essere parte di una minoranza spinge e rende ancora più importante il rendere una testimonianza in prima persona, probabilmente perché manca l'appoggio sociale su cui spesso si trova un morbido atterraggio, parandosi dietro le statistiche.
Qui le statistiche non possono coprire il piccolo 2% di cattolici e quindi ognuno sembra voler portare la propria persona a dono e nutrimento di una comunità esigua ma coesa.
La chiesa era gremita di persone di ogni etnia, gente di colore (e questo è normale), svedesi (e questo, pur non essendo usuale è comprensibile, essendo in Svezia), cinesi (e questo non è del tutto consueto).
La religione può anche essere talvolta sfruttata da chi comanda come oppio per i popoli, ma quando nasce un sentimento aggregativo dal basso di questa intensità – e senza tornaconto sociale immediato, nemmeno di consenso – ci si rende immediatamente conto, fin nell'intimo, che essa rappresenta qualcosa che va decisamente oltre e che trascende noi tutti.

6 commenti:

  1. Sono estremamente stupita da questa cosa.
    Che ci siano le messe nelle altre lingue.
    In realtà forse non dovrei stupirmi perché a) si parla della Svezia; 2) siccome i cattolici sono una minoranza eprobabilmente la maggioranza di essi nn sia autoctona si sono organizzati nel migliore e logico modo.

    Capisco bene la tua osservazione sullo spirito di aggregazione della minoranza, della sincerità, del non tornaconto, quanto sia più vero ciò che vivi.

    Io sono cattolica: cresciuta in parrocchia oratorio, organizzatrice del gruppo liturgia, canto ancora in un coro (prima in 2), catechesi fatta fino ai 32 anni (fino apoco meno di un anno fa).
    Da qualce mese mi sono "staccata" da questo mondo: la spiritualità cristiana non mi appartiene più. Non voglio certo tediarti con la mia crisi religiosa del momento. Magari è solo una parentesi. Chi lo sa.

    Deve forse essere difficile abituarsi all'architettura religiosa moderna per te che vieni da Roma poi... (e cmq per noi italiani a maggior ragione).

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  2. Eh sì in effetti il distacco è grosso, sotto vari aspetti. Ma forse da qualche parte ci si guadagna. Mi spiace per la tua perdita di spiritualità del momento, sono cose molto personali e non è questo blog il luogo per parlarne. Se però ti va di scambiare qualche idea in privato, io tanto qui sto :)

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  3. È da tanto, ormai, che non vado più a messa... ma ricordo perfettamente quanto fosse piena e appagante la sensazione di "appartenenza" e di completezza che mi dava stare tra quei banchi.
    Sensazione che quasi nulla mi ha più dato, negli anni in seguito.

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  4. mi hai fatto venire in mente una cosa... quest'estate in israele sono stata nella chiesa della Natività a Betlemme. E anche se il posto era bruttino (la parte cattolica della chiesa sembra una immensa torta alla panna con fragole), però c'era la messa in arabo; e la cosa bella che è successa è che, anche se (naturalmente)non capivo nulla, ho intuito subito in che parte della messa ci trovassimo, e ho sentito un senso profondo di...casa.
    Poi Claudio è voluto uscire dalla chiesa perchè si annoiava...

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  5. "Chi e' veramente alla ricerca, chi vuole veramente trovare non dovrebbe legarsi a nessuna dottrina. Chi ha trovato, considera valida qualsiasi dottrina, qualsiasi strada, qualsiasi meta, nulla lo separa piu' dagli altri mille che vivono nell'eternita', che respirano il divino" (Hermann Hesse)

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