Bene, per capire il concetto di cui sopra, immaginatevi di essere a un funerale e - durante la cerimonia - a un certo punto sentite il sobrio silenzio venire rotto da un gruppo di persone che ridono a crepapelle. Ecco, quella che state provando è la dissonanza cognitiva. Oppure, per cambiare esempio, immaginatevi di essere andati ad assistere a uno spettacolo comico e trovarvi a sentir parlare degli "otto tipi della metonimia"... Ma andiamo con ordine.
All'interno di questa manifestazione, questa "notte della cultura" castrata (poiché finisce a mezzanotte, ché si sa - qui in Svezia - è meglio non divertirsi poi troppo...) tutti i colleghi di Ilana si erano trovati concordi nel voler assistere a una specie di competizione fra universitari che si sfidavano a presentare temi scientifici nel modo più "comico" possibile. E io ovviamente non potevo mancare, sebbene già presentissi nell'aria lo sfacelo incipiente, un po' perché già di partenza nutro un certo scetticismo sulla compatibilità fra "umorismi" provenienti da culture differenti, e (molto più) perché rendere "comica" la scienza è operazione ad altissimo rischio che solo pochissime persone possono permettersi di portare a termine senza essere ricoperte di pomodori.
Ma veniamo al resconto delle presentazioni "comiche". Il tutto è cominciato con una materia che non sentivo nominare dai tempi di Gorgia di Leontini:
LA RETORICA
Il giudizio dell'aula - unanime - è stato che perfino come lezione universitaria sarebbe risultata pallosa, figuriamoci come spettacolo comico. La sensazione che si provava a star lì a sentire una noiosa relazione di linguistica, spacciata per spettacolo comico, è difficilmente descrivibile. Tutti aspettavamo una battuta, un cenno, una scorreggia, qualsiasi cosa!... qualcuno ipotizzava "finirà che gli tirano una torta in faccia, questo è certo"... qualcuno stava cercando di svignarsela accartocciandosi sotto una sedia, ma le luci accese rendevano palese e vano il suo tentativo. E alla fine niente. Nessuna battuta, nessun rumore corporeo, nessuna torta in faccia. Il niente più assoluto. Quel niente che è senza speranza, non spazio da riempire, ma sconfitta completa. E la sensazione di essere nel posto sbagliato serpeggiava nella sala. Ché gli svedesi sono tranquilli e pacifici, magari molto tolleranti, ma mica scemi, eccheccazzo! E infatti, molti hanno ceduto dopo soli 10 minuti.
Ma noi no! Noi siamo andati avanti e ci siamo sorbiti anche i secondi 10 minuti e quindi eccoci a parlare de...
L'ACUSTICA
Altra emorragia di pubblico e qualche crisi isterica. E noi siamo rimasti per il terzo intervento, riguardante....
L'ETOLOGIA
Dunque, il soggetto era facile, il titolo abilmente concepito, ma dopo il mortorio abissale dei primi due interventi, si è trattato di una boccata d'aria fresca. La ragazza era divertente e spigliata, la presentazione interessante anche da un punto di vista etologico (sapevate che gli stercorari seguono il sole per orientarsi nel cammino e di notte gli aloni della luna?). Quindi va bene, seppur fossimo al minimo sindacale della comicità, la promozione (e la vittoria) erano assicurate per la giovane etologa. Che, comunque, contro il Danilo Mainardi dei bei tempi di Superquark, non avrebbe avuto scampo...
Ma ora il cammino era in discesa... la presentazione successiva trattava infatti di...
PARAPSICOLOGIA
Dunque, questa lezione era tenuta (come vedete dalla foto) da uno che evidentemente si era ispirato, nel suo concetto di comicità, ai reietti del Colorado Café. Quelli che pensano che basti una giacca luccicante per far ridere. Ecco, lui aveva indossato una giacca cinese di quelle da "Colpo grosso al drago rosso" (o forse più da "Delitto al ristorante cinese") e tanto bastava. La lezione, un'arrampicata sugli specchi a tratti venefica a tratti patetica per dimostrare le basi scientifiche della parapsicologia, si è trascinata per 10 minuti di noia assoluta in cui ogni potenziale comico della materia (e ce n'era...) è stato accuratamente selezionato, ispezionato e ucciso a priori con un colpo alla nuca. Risate? Zero. Divertimento? Ancora meno. Il tutto si è risolto in una letale epistemologia della parapsicologia, con esegesi dei testi dei fondatori, per dimostrare che "dai su, pure noi ci possiamo stare nella scienza, cazzo... se c'è il windsurf alle olimpiadi, perché non noi nell'università?". Ma quello che il relatore impallettato non aveva capito era che nessuno aveva la minima voglia di rispondere alla domanda, né di cacciare dall'Accademia la parapsicologia, sai che ce ne frega... è che tutti stavano con l'occhio sull'orologio pregando per la fine rapida di quei 10 minuti.
Dopo un altro esodo incontrollato di pubblico e qualche scena madre da parte di alcuni orientali, il povero presentatore (un uomo piuttosto noto, pare, sulla Tv svedese, il "Frizzi de noantri", diciamo...) non sapeva più che inventarsi per tenere viva l'attenzione che i relatori avevano così coscienziosamente cercato di uccidere come cecchini. E dire che, almeno lui, era capace e divertente, seppur nelle ristrettezze del suo ruolo. S'è sentito un sospiro di sollievo quando ha chiamato alla "cattedra" l'ultimo relatore, che ci ha parlato di...
CAMBIAMENTI CLIMATICI
Per fortuna la serata è finita là. La ragazza dello stercoraro ha vinto senza difficoltà in mezzo a una folla esultante (non per lei, ma per il fatto di poter andare via dopo un'ora di dissonanza cognitiva testata in corpore vili). Bene brava, ma niente bis ti prego. All'uscita ci aspettava un piccolo (e se dico piccolo intendo piccolo) rinfresco: un bel bicchiere d'acqua e ...
Si spengono le luci, cala il sipario. Un'altra frizzante e scoppiettante serata svedese si è appena conclusa.
Ah, se state malignando che io sia stato il solo a trovare priva di ogni comicità questa manifestazione, sappiate che la pensavano come me Ilana (dotata di comicità inglese), Lina (svedese), Carolina (portoghese), Kavitha (indiana), Roxsana (iraniana) e altri. Un panel piuttosto eterogeneo.